Cardiotocografia...in pillole

50 anni fa l'unico modo per sapere come stava il bambino era ascoltare il battito cardiaco fetale attraverso lo stetoscopio di Pinard o la trombetta. Oggi sono tantissimi gli strumenti che ci permettono di sapere come sta il bambino, uno di questi è il monitoraggio.
La Cardiotocografia è un esame ostetrico che si utilizza per la valutazione del benessere fetale e la frequenza e intensità delle contrazioni dell'utero materno, nell'ultimo trimestre e durante il travaglio/parto.

Oggi voglio parlare soprattutto ai non esperti, alle mamme e non mamme in maniera semplice senza troppi termini tecnici di questo esame, che negli ultimi 25 anni è diventato un esame di routine indispensabile nei reparti di ostetricia e ginecologia.








Il monitoraggio si esegue con una macchina chiamata cardiotocografo che attraverso due sonde registra il battito cardiaco fetale e le contrazioni materne, ci sono modelli più tecnologici e modelli analogici, ma in tutti possiamo leggere il battito cardiaco fetale e il l'intensità della contrazione.

Il cardiotocografo registra su carta millimetrata quello che percepisce, la striscia di carta esce direttamente dall'apparecchio e mostra in alto il tracciato relativo al battito e, più in basso, quello che riguarda l’attività contrattile dell’utero; la madre può ascoltare il battito cardiaco del feto durante l'esame perché è disposto di amplificatori interni.



L'esame dura minimo 20/30 min ma può durare molto di più, perché per poter concludere l'esame devono essere soddisfatti dei criteri che ci assicurano che il bambino è in uno stato di benessere. 
La donna durante questo esame può stare seduta o sdraiata sul fianco sinistro o comunque con lo schienale rialzato, nel terzo trimestre di gravidanza la donna non può stare totalmente supina.

Dopo la 40° settimana la cardiotocografia e il controllo del liquido amniotico sono considerati due test altamente sensibili per rilevare precoci segni di sofferenza e quindi stabilire il momento del parto; ci si avvale di questo esame nelle ultime settimane di gravidanza in presenza di un problema di salute della futura mamma o del piccolo. In questo caso il monitoraggio è utile se c’è il sospetto di un accrescimento fetale ritardato oppure se la mamma soffre di particolari disturbi che potrebbero nuocere al bambino.



Grazie al monitoraggio è possibile controllare la variabilità del battito cardiaco del piccolo e verificare se le pulsazioni sono nella norma, in questo modo possono essere evidenziate anche situazioni in cui la salute del piccolo è a rischio. La frequenza considerata normale delle pulsazioni oscilla in media tra 120 e 160 battiti al minuto ma può variare a seconda delle diverse esigenze dell’organismo del feto; le pulsazioni rimangono costanti quando il bambino  è in quiete, in questo caso per valutare esattamente la frequenza delle pulsazioni l’esame potrà essere prolungato e durare anche 40-60 minuti perché si deve attendere che il bambino si svegli.
La seconda sonda percepisce la pressione interna dell'utero, quando è intorno ai 10/20 mmHg è rilassato, quando c'è la contrazione la pressione aumenta, anche fino a 80/100 mmHg, ha un picco massimo e poi torna al valore iniziale. Nei monitoraggi perciò si valuta se ci sono contrazioni, quanto sono frequenti e come sono intense.





Il monitoraggio viene fatto dall'ostetrica o in un ambulatorio ospedaliero o nei reparti di ostetricia e ginecologia, al termine il ginecologo leggerà il tracciato cardiotocografico e scriverà il referto, valutando se il bimbo sta bene e quando va fatto il controllo successivo.

Per tutte le future mamme state tranquille, il monitoraggio è un esame semplice e non invasivo, quando andate a farlo portatevi da bere, qualcosa di dolce da mangiare e qualcosa da leggere, ma sopratutto godetevi il suono del cuore del vostro bimbo.

Se desideri maggiori informazioni su questo argomento chiedi al medico o alla tua ostetrica di fiducia.

Ostetrica Rosamaria Sestili


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